Weisshorn-Traversata
Quando, nel 2001 salii con gli sci il Bishorn, mi si parò davanti questa immagine. L’anno dopo scalai il Weisshorn per la sua via “normale ” da Randa per la cresta Est.
Oggi sono qui con quattro amici, alcuni dell’ultima ora, altri di lunga data per vedere se questa possente montagna si lascerà lisciare il pelo dalla sua cresta nord, possente con una parete selvaggia e terribile, tormentata e di difficile accesso. Noi, i cinque moschettieri ci ritroviamo a Brig panini alla mano mangiando alleggramente nel parcheggio sotto lo sguardo vigile degli svizzeri.
Sebbene io non sia un sostenitore della cultura svizzera devo dire che, negli anni questi qui sono stati capaci di mettere a buon frutto tutte le risorse naturali che il loro paese offre.
Fra queste risorse naturali ci siamo pure noi Italiani che, spremuti e maltrattati a dovere riusciamo pur sempre a rimpinguare le casse dei gestori svizzeri, anche quelli più fetenti come quello del Tracuit. Si mormora infatti (ma si tratta sen’altro di una leggenda) che tal gestore chieda a tutti i clienti Italioti carta di credito e relativo Pin per la sola prenotazione!!
Mentre noi cincischiamo fuori dal rifugio due italiani tirano fuori un rosario di epiteti all’indirizzo del gestore reo di averli trattati appunto da italiani..i miei compagni continuano a raccomandarmi di NON PARLARE CON IL RIFUGISTA.
Alla una, secondo il diktat del Kapò siamo in piedi e, dopo mezz’ora colazionati e pronti. Chiaramente tutti aspettano che qualcuno parta per primo, e i primi ovviamente siamo noi.
Sbuchiamo sulla vetta del Bishorn che è ancora buoio pesto con il mio ginocchio dolorante, un pò di antidololorifico che provvidenzialmente un compagnio mi allunga.
Un bel venticello teso ci accoglie sul tratto di roccette orizzontali, qui nonostante il buoio si procede bene del resto può solo migliorare!
Le nostre cordate non propriamente omogenee (2+3) procedono bene fino alla prima calata in doppia dove iniziano a ingorgarsi le cordate che sopraggiungono. I nostri compari si fanno doppiare da due astuti Teteschi. Così per buona parte della salita li controlleremo a distanza per poi ritrovarci prima dei due tirelli sotto il Gran Gendarme.
Roccia buona e belle presone per le mani ci fanno presto passare i due tirelli anche se un poco faticosi ma ben attrezzati. Il tempo scorre inesorabile guglia dopo guglia, cresta dopo cresta fino all’inizio del tratto di sola neve. Una cresta ripida si impenna insolente verso l’alto, a tratti bisogna fare equilibrismi, a tratti gattonare.
Bella, bellissima questa cresta! ma lunga!
Ritrovarsi qui, in questo ambiente a raccontarsela tra amici non ha veramente prezzo. Anche se loro sono del tutto o quasi ignari che la gita inizierà in vetta.
La cresta di discesa, la est infatti non è propriamente una passeggiata, in più si è già belli stanchi.
Questa è la tipica montagna che non ti regala nulla, finchè non entri alla Weisshornhutte non puoi mollare l’attenzione. Per assurdo molte vie sul Bianco anche più impegnative poi hanno un rientro tranquillo e senza pensieri, ma qui sul Weisshorn non è così.
In più la discesa non è nella migliore delle condizioni; sotto lo strato di neve c’è molto ghiaccio che rende delicata la progressione. Ancora roccia, ancora doppie, ora si passa a destra , ora a sinistra oppure sul filo infinitamente lungo di questa cresta che sembra non abbassarsi mai.
Ma tutto ha un termine, ora siamo alla svolta, a quota 3780 qui la roccia diventa un marciume immondo e la costola da tenere in discesa è uno slalom fra le pietre che cadono.
Lungamente ci portiamo fino alla fine della costola, dopo un’ulteriore doppia prendiamo uno sperone poco marcato che seguiamo fino alla breve doppia che ci deposita sulle lingue di neve finali. Ancora il sentiero ora svolta a gomito a sinistra in un posto apparentemente impossibile da scendere; ancora una doppia in mezzo all’acqua e siamo sui ramo più orientale del residui del ghiacciaio del Schaligletscher, non ci rimane che risalire alcuni residui morenici e attraversare l’innocua lingua ghiacciata fino alla presa dell’acqua della Weissornhutte. Qui un’apparente burbero ma simpatico e disponibile rifugista ci darà da mangiare e bere e cinque brande dove dormire .
Insomma, tre giornate passate all’insegna dell’amicizia dove tutto è andato per il verso giusto.
Grazie moschettieri!
Qui sotto potete scaricare alcune foto con indicazioni dell’itinerario.
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