Obergabelhorn traversata

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Questa montagna mi ha sempre ispirato fin da quando, qualche anno fà con Domenico salii lo Zinalrothorn con l’intento il giorno seguente di arrivare anche sopra l’Obergabelhorn, intento che naufragò per una inattesa nevicata.Ora a distanza di poco sono in compagnia di Sandro che  deve togliersi per l’ennesima volta un sassolino da sotto la scarpa..e con Andrea storico compagno di molti 4000.La salita alla Rotornhutte è traumatica come ricordavo..complice l’inattività degli ultimi periodi.Ma niente è più traumatico di attraversare Zermatt..Incrociamo due spagnoli che, a quanto pare sono messi peggio di noi, altre compagnie invece ci superano di lena..vabbè vedremo se domani avranno ancora stò passo.Non ricordavo il rifugio così accogliente e tantomeno la cena DECENTE che in Svizzera è una chimera.Nell’attesa serale si chiacchiera fra noi unici o quasi italiani fatta eccezione per una cordata di simil milanesi di ritorno dalla vetta alle 17.30!!! la cosa mi preoccupa alquanto.Mi chiedo come mai così tardi.Il tipo che sembra sapere il fatto suo me la racconta…ma non mi convince.Più tardi a tavola cerco di avere qualche info sul tratto che porta alla Wellenkuppe che dal rifugio non si vede ,tratto che è avvolto dal mistero.Un gruppo di italiani lo ha salito ma l’unico che mi dà spiegazioni sul tratto in questione mi sforna tre versioni diverse in cinque minuti ma tutti sono concordi nel dire che è una scammelatona memorabile.Io continuo a pensare che qualcosa non quadra, ma lo scopriremo il mattino dopo.Nei nostri piani è prevista la salita dalla via della Wellenkuppe o cresta N-E con discesa dalla Arbengrat o cresta O-S-O verso l’Arbenbiwak con discesa a Zermatt compiendo così una traversata completa.decidiamo che arrivare in vetta è la priorità, poi se la meteo reggerà vedremo il da farsi.La partenza è tranquilla alle 4,45 dopo aver lasciato partire tutte le cordate ci avviamo sul ghiacciaio del Trift Gletscher, ci leghiamo e ci avviamo sul bel traccione per scoprire che non c’è stato rigelo,anzi addirittura ci sono letteralmente pozze di acqua sul ghiacciaio!Effettivamente fà caldo anche se salendo si rinfresca la temperatura resta mite.Oltrepassiamo la seraccata e arriviamo a una sella nevosa dove pare terminare il ghiacciaio, qui solo sfasciumi che approcciano al primo risalto roccioso che si supera seguendo le ravanate presenti,poi un caminetto di dieci metri di terzo grado porta al secondo risalto roccioso con placche decisamente più sane.Aspetto che il tricheco davanti a me salga annaspando con i guanti da muratore(!!!) Ora siamo alla base della Wellenkuppe..è come me la aspettavo, e una volta sopra il cucuzzolone si schiude alla vista tutta la strada ancora da fare, la lunga cresta che porta al Gran Gendarme e ancora più ripidamente in vetta.Superiamo  parecchie cordate fra le quale mi pare di intravedere quelle infingarde di alcuni corridori che ieri salivano  al rifugio con un sorriso beffardo da orecchio a orecchio….Soffiano come mantici e si muovono come bradipi e hanno le facce tese.Mhà..Sul Gran Gendarme si sono intoppate tutte le cordate che sono partite prima, sembra un circo di corde e urla.Se dovessimo aspettare il nostro turno si farebbe notte.Lasciamo perdere i canaponi e sempre slegati saliamo di fianco , poi senza arrivare in cima attraversiamo sotto la vetta per poi scendere dalla parte opposta.Nonostante questo abbiamo ricevuto un sacco di madonne in ogni lingua e solo il fatto che fossi già troppo lontano dai bradipi e mi servisse ancora la picozza ha evitato il peggio.Siamo in vetta..sono le 8,40 e abbiamo impiegato circa  quattro ore e venti minuti.Qui per l’ennesima volta ho conferma che tutto quello che avevo sentito ieri dai “ben informati” era una sequela di grandissime balle volte a ingigantire la montagna per diminuire quindi la propria inadeguatezza.Ma non sarà finita qui.Arriva in vetta dall’Arbengrat una cordata di inglesi, ci dà alcune informazioni positive sulla cresta,decidiamo di scendere, prima arrampichiamo e poi decidiamo per una breve doppia.Qui incrociamo due italiani che sono prodighi di suggerimenti sul percorso.Ma quello che a mè interessa è il punto dove lasciare la cresta per divallare sul versante della valle di Arben.Il tipo ci dice esattamente la quota dove svoltare con altre indicazioni.Lo guardo agitarsi e noto con dispiacere un dejàvù con altre persone,o meglio con un certo tipo di persona/alpinista incontrati dalla parte opposta di questa montagna.Non mi convince e decido di andare a naso.Alla quota suggerita infatti siamo ancora su un gendarme e della cengia-canale ascendente a sinistra nemmeno l’ombra.Lo sapevo io..un’altro pataccaro che non sà manco usare l’altimetro.La roccia è sanissima e ben appigliata,la cresta ha passaggi di terzo ma si riesce ad arrampicare in discesa bene anche se slegati, Andrea si diverte con le “lamette”.Dopo l’ultimo risalto roccioso,quando la cresta si sfascia e la roccia perde la sua compattezza un piccolo paletto segnaletico ci dice che è venuta l’ora di girare e infilare questa cengia-canale friabile.Ci muoviamo in un’ambiente di prim’ordine: di fronte la nord del Cervino e D’Herens, di infilata la Dent Blanche e dietro a noi questa bellissima cresta la Arbengrat.Viaggiamo bene e siamo soli,il bivacco è lontano e tutti i cacciapallari dell’Hobergabelhorn sono dimenticati.A mezzogiorno siamo al bivacco incustodito ma rifornito di ogni ben di dio,coperte nuove,gas e viveri,veramente bello!Adesso possiamo mangiare quel famoso boccone!Ci scambiamo i complimenti e siamo felici di avere fatto insieme questa bella avventura.Gli occhi di Sandro brillano, quelli di Andrea pure, e non è solo la felicità della realizzazione in sè..è qualcosa in più, queste esperienze scavano un solco nella nostra anima,rafforzano i legami di amicizia e di appartenenza alla natura.Una lunga ma comoda discesa ci porta giù dapprima da una ferratina poi sulla morena,poi sulla strada che chilometrica porta via Zmutt-Blatten fino a Zermatt dove approdiamo alle 15,37 ancora in tempo per arrabbiarci con l’autista idiota del pulmino che ci riporterà a Tasch ,indi all’auto,indi a casa.


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