Dente del Gigante
Ovvero buona anche la seconda.. By Domenico Fenio
Le ferie sono terminate, le mie vacanze devono ancora iniziare…come ultimo obbiettivo della stagione propongo al Rob la salita del Dente, con accoppiata il giorno seguente al Dom de Rochefort, 4000 mancante nel suo carnet (oltre, naturalmente, che nel mio). Invito per l’occasione anche Ivan e Fedora e il Franz, che saranno della partita ma, per un susseguirsi di eventi, loro effettueranno la salita, come previsto, il sabato, io e Rob il giorno seguente…
Arrivati a Courmayer nel grigiore di un cielo che non promette nulla di buono, attendiamo fiduciosi la partenza della prima funivia per il Rifugio Torino. La giornata in quota dovrebbe essere buona, e il Dente del Gigante è li che ci aspetta. Come da previsioni, oltre i 2500 metri si esce dalla densa coltre di nubi e il cielo si presenta terso come non mai! L’adrenalina comincia a farsi strada (lentamente) salendo le vertiginose scale che conducono al rifugio. Sono le 09:05 quando mettiamo piede sul ghiacciaio che, comodamente, ci porterà fino alla base dello zoccolo sfasciato che sostiene il monolito. La salita lungo questo pendio di sfasciumi è un po’ laborioso, ma verso le 11 intravediamo la famosa “gengiva”. Dopo aver calzato le scarpette ed esserci legati in cordata attacchiamo il Dente per la variante chiodata alla via normale, con arrampicata divertente di III e IV grado: è mezzogiorno. Il secondo tiro lo conduce Rob, recuperandomi ai piedi delle Placche Burgener. Da li, sotto sua spronante spinta, risalgo la bellissima fessura posta in centro alle stesse per recuperarlo infine alla base della sezione più ripida, sostando su un vecchio fittone per l’arrampicata in artificiale. Un bel tirazzo di V+, sprotetto, utilizzando dadi e friend. Rob parte per il IV tiro, il più impegnativo con un passo di VI- che permette di riguadagnare il traverso della normale e roccia piuttosto unta nella parte alta ove terminano i canaponi della normale poco prima della prima punta del dente. Da qui è possibile calarsi in corda doppia lungo la parete sud-sudovest del Dente. Due cordate di piemontesi decidono per la discesa, una effettuando le doppie l’altra calandosi lungo la via di salita. Sono tentato di seguirli, sono le 13:30 e alcuni cumuli torreggianti mi intimoriscono. Oltretutto alcune cordate di alpinisti che incrociamo mentre scendono ci stanno facendo perdere un mucchio di tempo. Rob non è affatto d’accordo e, sebbene lui sia già stato sul Dente, mi incita a raggiungere a mia volta la vera cima, onde poter annoverarlo ed archiviarlo anch’io. La decisione si rivela saggia, anche perchè la sommità dista pochissimi metri e la madonnina di vetta merita una visita. Rimaniamo cosi da soli nell’ultimo tratto, a parte due ragazzi inglesi che sostano sulla cresta che precede la vetta.
Riprendo quindi il comando per l’ultimo tiro che, senza particolari problemi (escluso un passo molto delicato in discesa) conduce alla vetta. Sono le 14:30 quando finalmente siamo in vetta. E’ la prima volta che arrampico sullo splendido granito del Bianco, oltre ad essere la prima volta che faccio un 4000 con le “scarpette”. Sono molto soddisfatto. Riserviamo i complimenti a quando saremo al Colle del Gigante e scendiamo con attenzione alcuni metri di roccette per guadagnare la sosta di una via moderna che, durissima, risale la parete sud del Dente. Con due calate da 60 metri (nel vuoto, adrenaliniche) e una da 15, riguadagniamo la Gengiva, proprio mentre i tre piemontesi sbucano alla base della normale. Sono ormai passate le 16 quando, assieme ed allegramente percorriamo la via di ritorno. La giornata è ritornata splendida ed escluso un emozionante salto acrobatico del terminale alla base dello zoccolo roccioso, senza difficoltà raggiungiamo per le 18 il rifugio Torino, dove trascorreremo una piacevolissima serata in compagnia dei simpatici nuovi amici condita da una cena coi fiocchi degna di un ristorante! Dopodichè, a nanna: domani mattina la Cresta di Rochefort farà amicizia con i nostri ramponi…
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