Cordamolla, ma non troppo
Cordamolla, ma non troppo
Sembra essere la sintesi della gita al Disgrazia. Iniziata tra un tira e molla con il mio compare. Io che me la voglio prendere comoda per una volta e le sue esigenze un tantino diverse dalle mie.Alla fine si parte da Chiareggio a piedi alle 8.00 di sera verso il Porro. Qui ci fermiamo a mangiare un boccone e dormire con l’intenzione di salire nottetempo fino al Taveggia. Poi si vedrà dico io.Per conto mio una gita iniziata così è già persa, non ha nessuna possibilità di riuscire.Troppo dislivello, troppo tardi, neve inevitabilmente molle… Così mugugno come una vecchia Zia contro il mio compare che mi fà fare cose che non voglio. Ma oramai siamo qui e bisogna pedalare. Oltre tutto la cordialità del gestore e il buon cibo ci fanno faticare non poco a lasciare le brande quando alle due e mezza suona la sveglia. Ho dormito come un sasso e non ho nessuna voglia di muovermi.
Ma si và sgranando gli occhi al buio cercando i segni sulla morena del ghiacciaio. Finalmente la neve e una flebile traccia che ci indica la direzione. Albeggia ma il mio umore non è cambiato, continuo a pensare che ho buttato alle ortiche una gita. Al Taveggia decidiamo di proseguire, è presto e dopotutto stiamo bene. Il percorso fino all’Oggioni è evidente: gran traverso senza perdere quota e poi strappo finale direttamente sotto Punta Kennedy senza neppure passare dal bivacco. Arriviamo fino a lì e poi vediamo. Una traccia sale impertinente diritta fino a Punta Kennedy, un’altra porta alla nostra cresta, la intercettiamo. Ma daì, oramai siamo qui sulla cresta, che facciamo , la facciamo? Sandro non ha mai avuto nessun dubbio. La cresta per la parte nevosa è in condizioni belle “pepate” con un filo di rasoio e cornici esagerate che impongono prudenza. Non ci leghiamo vista la assoluta impossibilità di proteggersi. La parte di roccia invece è pulitissima senza verglass ma per comodità arrampichiamo con i ramponi. Davanti a noi solo due persone oramai sulla linea di discesa delle doppie.Ci scambiamo due parole a vista proprio nel tratto propriamente detto della Cordamolla. Sapremo poi essere una guida locale con un cliente. Alla fine usciamo leggermente a sinistra del bivacco da dove con 5-6 doppie da 25-30 metri ci caliamo alla base del ghiacciaio nel famigerato buco nero della terminale. Mentre scendiamo il ghiacciaio penso a quante cose strane e improbabili facciamo in montagna, previste e no. Il malato dato per morto è resuscitato anche questa volta. Alle 4.00 siamo seduti al tavolo del Porro circondati da escursionisti e bambini che giocano. Penso alla mia bimba che domani torna dal mare e ora voglio solo quello.
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