Carè Alto dalla Vedretta del Niscli

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Un tempo, agli inizi del mio girovagare per le montagne, consideravo l ritornare sulla stessa montagna uno spreco di tempo inaccettabile. Con tutte le montagne che ci sono, pensavo, perchè mai dovrei salire su di una più di una volta?

Sfrontatezza giovanile! Ora non solo ci ritorno da più versanti ma , con la scusa di portarci un amico che non ci è mai stato eccoci qui! E per riuscire a portarci tutta la truppa ad orari consoni di partenza devo faticare un poco. Le levatacce non piacciono a nessuno, ma la partenza dal fondo valle impone orari adeguati. In questo caso, diversamente dal solito non mi importa nulla di spallare gli sci per qualche ora, oppure di sapere a che quota troveremo la neve, siamo qui per il Beppe che mi ha fracassato i Garbasisi due anni di fila con questo Carè Alto.

Ci siamo, è il suo momento, finalmente non sentirò più quella litania: “quando andiamo sul Carè Alto?”

Arriviamo al parcheggio basso del Pian della Sega, e iniziamo i soliti preparativi per la partenza. Beppe apre il baule e io lo vedo impallidire come un cencio. Non ha dimenticato nulla per carità…solo ha preso gli scarponi sbagliati. Fine dei giochi, Game Over…ci seguirà a piedi fin dove riesce, al primo segnale di sfondamento gli raccomando gira i tacchi che l’elicottero costa caro.

Al bivio del ponticello, dove inizia la neve invece di prendere a snistra noi svoltiamo a destra masochisticamente spallando gli sci fino alla piana della malga Niscli dove improvvisamente compare la neve. Fino a quel momento mugugni e rimbrotti…ma siamo venuti qui per il Beppe ricordate? mica per la neve! Il Beppe nel frattempo si è consumato il fegato da solo e flagellato  con il cilicio. Io affondo dandogli del coglione patentato. Lui non ha manco il coraggio di replicare. E come sparare sulla Croce rossa.. Attraversiamo il torrente, ognuno in punti diversi, giusto per confermare l’omogenità del gruppo.

Ci accoglie un bel vallone ripido che subito sgrana il gruppetto.Io attendo pazientemente che le teste facciano capolino prima o poi ma nulla..continuo soletto su una successione di vallette contigue alla cresta che separa la val Cona dalla valle di Borzago.

Nulla..continuo ora fino in vista del Sass de la Stria, salgo di buon passo fino a intravedere tre puntino in fondo, sono i miei compari.Oramai ho capito che devo procedere da solo.Finalmente metto piede sul ghiacciaio alla vista della Pala del Carè, aggancio un ragazzo che sta raccomandando l’anima al diavolo e poi senza pietà alcuna lo supero.Lo so, inutile nasconderlo, quando incontri e superi uno più lento di te con la metà dei tuoi anni godi come un riccio. Ti illudi di essere veloce in realtà è solo che hai trovato uno più disfato di te,grazie a Dio se ne trovano ancora!

Mi porto direttamente sotto la pala,tolgo gli sci e mi preparo a salire con altri tre.La pala è breve e, in men che non si dica cavalco la cresta finale fino in vetta, da solo. Sconsolato guardo i puntini dei miei amici sul ghiacciaio calcolando che ci metteranno ancora 50 minuti buoni per arrivare alla pala.Con comodo scendo e attendo l’arrivo dei soci, poi si risale di nuovo la pala tutti insieme e ci si ritrova sulla vetta.

Bello, bellissimo il panorama da qui! Il solco della Val di Fumo è possente, le valli che a raggiera entrano nel cuore dell’Adamello da qui sono ben visibili.

La discesa si rivelerà tutto sommato bella, nonostante l’ora oramai tarda e il forte remollo nella parte bassa, del resto non si può pretendere altro.

Ma anche questa la archiviamo nei bei ricordi certo che non sarà l’ultima!

Il video è del mio socio Claudio Capitanio, vi invito a visitare il suo canale su Vimeo.

 

 

 

 

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