Canale Neri alla cima Tosa
La solita frenesia del venerdì sera: trilla il telefono; dove si và? contatti con gli amici, conferme, smentite, poi l’accordo: Il Canalone Neri alla Tosa che si sà in ottime condizioni.
In fondo in Brenta con gli sci ci vado pochissimo e, questa incursione dolomitica spezza il solito paesaggio prettamente glaciale delle gite primaverili. rinuncio al Velan con un’altra compagnia di “cannibali” a causa delle stigmate di cui i miei piedi soffrono da un pò.
Così faccio meno dislivello penso, e poi a correre dietro a quegli scalmanati no ne hò voglia.
Anzi, per l’occasione mi prendo su pure gli sci Fat.Siamo in sei piuttosto sul rinco , quando imbocchiamo al buio la forestale per la val Brenta.
Oggi le coincidenze segneranno la giornata.Raccattiamo per strada Stefano (Born To Run) che mi riconosce (Lui , io no…aia i neuroni..) in una discesa nella nebbia in Tredenus un paio di anni fà. Scopro che abita al paese mio! ma tu pensa che coincidenza!
E il suo socio abituale è quello che, domenica scorsa si è fatto il Neri, socio dal quale il mio amico Domenico ha ottenuto alcune info sulle condizioni della gita.
Con qualche trucco di prestidigibiridigitazione siamo quasi tutti alla partenza della teleferica e, mentre saliamo alla luce delle pile nel bosco penso ai miei soci che, riportata l’auto al parcheggio 5 kilometri più in basso se la devono fare a piedi…non li invidio..
Magica Val Brenta! le solite nebbie che si diradano, si alzano e fumigano intorno a torroni e creste creando un’atmosfera surreale, quasi da inferno Dantesco.
Fnalmente raggiunti dai soci ci si incammina tutti verso l’imbocco del canale .Davanti a noi solo due che hanno appena attaccato il pendio.
Ma nel volgere di pochi minuti, mentre ci si prepara alla salita ecco arrivare altra gente che terremo a debita distanza lungo tutta la salita; vale sempre la regola del ” meglio soli che accompagnati”
Nel volgere di poco siamo al ginocchio, passiamo la strettoia e poi con un traverso a destra ci si porta al centro del canale.
Intanto Franchino stà parlando a ruota libera da quando siamo partiti con il malcapitato di turno, Stefano che, con abile e strategica mossa accusa la fatica e si fà superare nella speranza di sganciarsi da quel logorroico incontrato per caso.
Fortunantamente anche il fiato ne risente e dopo un pò torna il beato silenzio fra le crode.
Io e Luca ci portiamo in Pole e con un ultimo strappo arriviamo sul calottone sommitale.
Non sono ancora le 11 e fà un bel freschino.Aspettiamo con calma il resto della ciurma mentre arrivano Gardenesi, Teteschi e quant’altro..
Intanto i due arrivati da primi in vetta iniziano la loro discesa dal Neri.Io mi apposto per filmare l’ingresso nell’imbuto.Purtroppo dalla mia posizione non si riesce a vedere molto.
Fra indecisi e inconsapevoli si aggiunge al nostro gruppo alcuni Gardenesi, un paio di teteschi che dicono di sapere dove si scende e un’altro paio di persone.Iniziamo a scendere il pendio semipianeggiante del calottone per poi prendere la valletta ripida che scende a picco sulla prima balza interrotta da roccie.Qui i tetesgi che vagavano alla ricerca della normale ora ripegano verso di noi.
Io continuo a scendere fin dove è possibile sci ai piedi, mi porto a destra e vede su uno spuntone una doppia.A ruota arrivano tutti qui, io mi calo preceduto dai due teutonici che, ispezionando la parte più bassa del canale se ne tornano su sconsolati, da qui non si passa a quanto pare..Poi attacca la sarabanda del telefono, i tedeschi telefonano a non sò chi..gli italiani a chi sò io…ognuno cerca indicazioni e certezze che, in quella situazione è difficile avere.
Il malumore serpeggia, chi dice una cosa, chi il contrario, chi sostiene che la discesa sia molto più a destra, chi a sinistra, chi c’è stato già tante volte ma non ricorda e ne da in cinque minuti cinque versioni diverse..
Io mi sgolo dicendo a quelli sopra che è di quà che si scende ,ma visto che il proseguio del percorso alla bocca dei Camosci neppure io lo conosco e che non è tracciato, e che c’è la nebbia, e che non me la sento di far scendere tutti per poi magari infognarsi in qualche rogna, alla fine decido di risalire, smonto la doppia e, sci in spalla di nuovo fino in cima.
Nel frattempo siccome a qualcuno non è bastato, scende ad espolorare un’altra ipotetica discesa se non poi per risalire con l’ennesima coda fra le gambe.
Alla fine si è fatto tardi e si scende per dove siam saliti, il Neri appunto.
Io e Luca filiamo giù di corsa,e nel mentre a circa metà canale ecco arrivare dei ritardatari in salita; un gruppetto da Milano che, a quanto dicono lo vogliono scendere con gli sci.Buona fortuna ! e riprendiamo la discesa.
Sotto il ginocchio mettiamo gli sci e, prudentemente iniziamo a scendere.
Arrivati finalmente al sole ci mettiamo comodi nell’attesa che si rivelerà più lunga del previsto, perfino un pò preoccupante dato il ritardo dei compagni.
Con una certa apprensione seguiamo la discesa lenta di due puntini che ,non riuscendo a identificare facciamo fatica a capire chi dei nostri soci possano essere.
Qualcuno comunque in difficoltà dato la lunga sosta sotto il ginocchio.
A stò punto io e Luca rimesse le pelli risaliamo all’attacco del canale per andare a vedere che cosa succede.
Alla fine tutto è bene quel che finisce bene.
Rimesso in sesto il socio in difficoltà ci fiondiamo a valle godendoci l’ultima neve spappolata della lunga giornata.
Anche oggi qualcuno hà imparato qualcosa..
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